Pubblicato il 16 September 2025
Impianti agrivoltaici: cosa sono, come funzionano e quali opportunità offrono

Che cosa sono gli impianti agrivoltaici
Un impianto agrivoltaico è una configurazione del fotovoltaico che consente di produrre energia senza sottrarre superficie alle colture. A differenza degli impianti a terra tradizionali, i moduli vengono installati su strutture rialzate, così da permettere la continuità delle attività agricole o zootecniche sotto le superfici fotovoltaiche.
Questo modello nasce per conciliare sostenibilità ambientale, redditività energetica e produttività agricola. In molte situazioni, la presenza dei pannelli contribuisce anche a creare microclimi più favorevoli, riducendo stress idrico e termico e migliorando la resilienza delle colture.
Agrivoltaico e agrisolare: le differenze principali
Sebbene i due termini vengano spesso usati come sinonimi, si tratta di soluzioni diverse:
Agrisolare: installazione dei moduli su coperture esistenti (capannoni, serre, stalle, magazzini).
Agrivoltaico: installazione di moduli rialzati direttamente su terreni agricoli, consentendo allo stesso tempo la coltivazione o il pascolo.
L’agrisolare è indicato per chi dispone di ampie superfici coperte, mentre l’agrivoltaico rappresenta un’opportunità per sfruttare i terreni senza comprometterne la produttività.
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Registrati su KTSRequisiti e regole per l’agrivoltaico in Italia
Negli ultimi anni, il Ministero dell’Ambiente e il GSE hanno introdotto criteri specifici per distinguere l’agrivoltaico dagli impianti a terra tradizionali e garantirne l’effettiva compatibilità con l’attività agricola. Tra i principali requisiti:
Strutture rialzate e accessibilità
I moduli devono essere posizionati a un’altezza che permetta il passaggio di mezzi agricoli e l’attività ordinaria nei campi. Anche la disposizione deve garantire accessibilità e funzionalità.
Producibilità minima
Gli impianti devono assicurare una producibilità energetica minima, spesso fissata intorno al 60% rispetto a un impianto convenzionale nello stesso sito. Questo parametro garantisce che l’impianto sia efficiente anche sul piano energetico.
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Vai al marketplace KTSMonitoraggi e studi agronomici
Uno degli elementi più delicati nell’agrivoltaico è garantire che la produzione agricola non venga compromessa dalla presenza dei pannelli. Per questo motivo, ogni progetto deve includere studi agronomici preliminari e un sistema di monitoraggio continuo.
Studio iniziale: un agronomo deve certificare che l’impianto fotovoltaico favorisca o almeno non riduca la produttività agricola. Questo significa, ad esempio, dimostrare che una coltura beneficia dell’ombreggiamento dei pannelli (come può avvenire per alcune varietà orticole o frutticole).
Monitoraggio nel tempo: una volta installato l’impianto, devono essere rilevati parametri come microclima, qualità del suolo e resa agricola. In questo modo si verifica se l’integrazione tra coltivazioni e moduli solari funziona davvero.
Analisi del suolo: vengono effettuati campionamenti periodici per valutare parametri fondamentali (pH, sostanza organica, fertilità), così da garantire che il terreno mantenga le sue caratteristiche produttive.
Limiti sulla resa agricola: le linee guida indicano che la presenza dei pannelli non deve ridurre significativamente la produzione agricola. Al contrario, in molti casi l’obiettivo è che la produttività resti invariata o migliori grazie a un microclima più favorevole.
In sostanza, l’agrivoltaico non è solo “mettere pannelli nei campi”, ma creare un sistema in cui energia e agricoltura possano convivere e rafforzarsi a vicenda. Gli studi agronomici e i monitoraggi non sono un dettaglio burocratico, ma il cuore che permette a questa tecnologia di essere credibile e sostenibile.

Componenti ammessi
Per accedere agli incentivi, gli impianti devono utilizzare componenti nuovi e certificati secondo le norme di settore. Questo riguarda sia i moduli sia gli inverter e gli altri dispositivi elettrici.
Opportunità e limiti degli incentivi
L’agrivoltaico rientra in diversi programmi di sostegno pubblico, tra cui i fondi del PNRR e specifici bandi regionali. Generalmente, il modello prevede un contributo a fondo perduto combinato con tariffe incentivanti per l’energia prodotta.
È importante sottolineare che questi schemi incentivanti impongono l’uso esclusivo di componenti nuovi e certificati. Moduli o inverter già utilizzati in altri impianti non possono essere installati in progetti che accedono a fondi pubblici. Questo vincolo assicura standard elevati di sicurezza, efficienza e tracciabilità.
Agrivoltaico senza incentivi: applicazioni pratiche
Non tutti i progetti agrivoltaici hanno come obiettivo l’accesso a incentivi. In molte aziende agricole di piccola e media dimensione, può essere interessante realizzare impianti dedicati a usi specifici, come alimentare pompe di irrigazione, frigoriferi di campo, sistemi di illuminazione o recinzioni elettrificate.
In questi casi la priorità non è massimizzare il ritorno economico sugli incentivi, ma ridurre i costi di investimento e garantire affidabilità. È possibile quindi valutare soluzioni più flessibili, a patto che i componenti siano testati, tracciati e compatibili con le esigenze aziendali. La qualità rimane il fattore decisivo: verifiche come il flash test, la curva I-V e l’ispezione visiva dei moduli sono indispensabili per assicurarsi della reale efficienza.
Colture e layout: un equilibrio delicato
La riuscita di un progetto agrivoltaico dipende molto dalla corretta integrazione tra impianto e colture. Alcune tipologie, come foraggere, orticole e piante aromatiche, si adattano bene alla parziale ombreggiatura dei pannelli. Altre, invece, necessitano di piena esposizione solare e possono subire riduzioni di resa.
Il layout dell’impianto è quindi un elemento chiave. Altezza delle strutture, inclinazione dei moduli e distanza tra le file devono essere progettate in modo da garantire il giusto equilibrio tra produzione elettrica e attività agricola.

Domande frequenti sugli impianti agrivoltaici
Qual è la differenza tra agrivoltaico e agrisolare?
L’agrisolare riguarda impianti su tetti e coperture, mentre l’agrivoltaico prevede l’installazione di moduli rialzati su terreni agricoli, compatibili con coltivazioni o pascolo.
I pannelli usati si possono utilizzare negli impianti agrivoltaici incentivati?
No. I progetti che accedono a incentivi pubblici richiedono componenti nuovi e certificati.
Quanto deve produrre un impianto agrivoltaico?
Le regole operative fissano una soglia di producibilità minima, di norma pari al 60% di quella di un impianto convenzionale nello stesso sito.
Quali colture sono più adatte?
Le colture foraggere, alcune orticole e le aromatiche mostrano maggiore adattabilità. È comunque necessario uno studio agronomico caso per caso.
L’agrivoltaico rappresenta una delle soluzioni più promettenti per coniugare la transizione energetica con la produttività agricola. Si tratta di un settore giovane ma in rapida espansione, supportato da incentivi pubblici e da un crescente interesse del mondo agricolo.
Che si tratti di grandi impianti incentivati o di progetti più contenuti destinati a usi specifici, il principio rimane lo stesso: integrare al meglio energia e agricoltura. Una progettazione accurata, la scelta di componenti adeguati e il monitoraggio costante sono gli elementi che fanno la differenza.